BUSH
GO HOME
A solo
un anno di distanza dall’ultima visita , il presidente americano George W.Bush
sbarca nuovamente in Italia: mercoledì 11 giugno 2008 , accolto in pompa magna
dal suo vecchio amico ed alleato Silvio Berlusconi , George W. sarà a Roma , per
l’ultima volta da presidente in carica , per discutere con il nuovo governo
italiano quale ruolo e quali compiti si prefigurano per il nostro paese nell’attuale
scenario internazionale , alla luce delle compatibilità e convergenze con le
strategie militari ed economiche USA.
Il guerrafondaio presidente
statunitense verrà quindi a chiedere la disponibilità del governo ad
appoggiarne la sempre più aggressiva politica militare , unica via d’uscita
dalla fortissima crisi strutturale del sistema economico americano ormai totalmente dipendente , come tutti sappiamo
,dalla politica della guerra permanente e
globale ;
E allora i temi in agenda sono
l’Iran , le missioni in Iraq , Afghanistan e Libano in cui è attualmente
impegnato l’esercito italiano , l’ingrandimento delle basi USA situate in
Italia oltre al progetto di scudo spaziale. Ciò risponde fondamentalmente a
due logiche diverse tra loro ma convergenti nella possibilità di sviluppo del
sistema capitalista : da un lato vi è infatti una concezione che potremmo
definire neocolonialista del mercato
globale ; dall’altro vi è una dimensione che , riprendendo Foucault , definiamo
biopolitica e strategica.
Quante volte infatti abbiamo
nei mesi scorsi sentito parlare di crisi dei mutui americani , di perdita di valore
dei cosiddetti subprime , di banche fallite o di crisi di
sovrapproduzione?In poche parole gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare
un’endemica mancanza di liquidità delle banche palesando in un colpo solo tutti
i limiti di un sistema che si regge più su vere e proprie bolle speculative e
finanziarie che sulla produzione di reale ricchezza.
La risposta neocolonialista ha
storicamente rappresentato l’unica forma di sopravvivenza del capitale ogniqualvolta il sistema in
crisi ha necessitato dell’allargamento del mercato per smaltire il peso e i
costi dei propri squilibri.
D’altra parte un’attenta
analisi dei conflitti locali-globali non può ignorare la dimensione militare
come interfaccia abituale – oggi, più di ieri – del sociale e del politico
In un mondo in cui le guerre
sono tutte interconnesse e ubique (e in questo senso globali) , ecco allora che
diventano cruciali insieme aspetti e problemi come la militarizzazione della
società nell’era del “terrorismo”, la sorveglianza, il controllo urbano, la gestione
militare delle migrazioni, le nuove modalità di internamento (dai campi per
«combattenti illegittimi» ai Cpt per migranti «clandestini»), le trasformazioni
del diritto in chiave di «emergenza», il peace keeping ecc.
E’questa la dimensione
biopolitica dei conflitti contemporanei : rendere produttiva e funzionale alle proprie politiche l’idea stessa di
emergenza strumentalizzandone le reali cause e le conseguenti resistenze.
Basti guardare un attimo al
caso italiano soprattutto in merito ai primi atti con cui il governo Berlusconi
si prepara a gestire le tante lotte sociali portate avanti nel paese : dalle
proteste a Napoli per i rifiuti all’ opposizione contro le grandi opere( Ponte
sullo stretto , TAV , inceneritori…) passando per i movimenti contro la guerra
e contro le basi americane nei nostri territori ( Dal Molin , Sigonella…) :
resistenze queste a cui il governo ha già annunciato che risponderà solamente
attraverso la più radicale repressione a suon di esercito per presidiare
cantieri e strade , superpoteri alle forze dell’ordine , processi e pene
severissime per chiunque si ribelli . Nel nome dell’emergenza “sicurezza”e a
suon di decreti legge si sta tentando di criminalizzare tutti quei soggetti e
quelle individualità incompatibili in
quanto rappresentano sacche di resistenza : dagli immigrati , da oggi
perseguibili penalmente se clandestini , a tutti coloro abbiano scelto la lotta
quotidiana come mezzo per la riappropriazione dei propri diritti … tutti
un po’ più criminali
L’11
Giugno saremo quindi davanti al consolato USA ,a Palermo come in tutta
Italia,per ricordare un’ultima volta a Bush di essere un ospite
indesiderato,per ribadire il nostro NO alla guerra e per far sentire a
Berlusconi la voce di chi continuerà sempre a resistere.
Collettivo
Universitario Autonomo
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_palermo
Centro
sociale Exkarcere